La donna e la resistenza: è questo il tema unificante della vicenda, solo apparentemente lontana, di una donna sapiente e libera, martire della intolleranza e dell’oscurantismo religioso, che un Comitato propone ora di celebrare intitolandole una piazza a Roma.
di Gabriella Pandinu
Conoscevo già il libro di Adriano Petta
(1), leggere la storia di Ipazia mi provocò una commozione fino alle
lacrime, e nessun racconto fino ad allora mi aveva provocato tale
effetto.
A distanza di cinque anni si è ripresentata l’occasione di riavvicinarmi a questa straordinaria storia e ad un’immagine femminile di rara bellezza, per tutto ciò che rappresenta.
Tutto è iniziato a Settembre, quando un nostro compagno della sezione ANPI Trullo-Magliana ci ha proposto di intitolare una Piazza ad Ipazia e subito sono iniziate le domande…
Come riportare all’attualità il valore simbolico di un personaggio così lontano nella storia? Quale aspetto si doveva sottolineare della sua vita? La laicità? La violenza subita? La lotta contro chi da secoli vuole impedire la conoscenza?
Mi fu subito chiaro che era molto difficile isolare un solo aspetto della vita di Ipazia per motivare la scelta di intitolarle una Piazza.
A distanza di cinque anni si è ripresentata l’occasione di riavvicinarmi a questa straordinaria storia e ad un’immagine femminile di rara bellezza, per tutto ciò che rappresenta.
Tutto è iniziato a Settembre, quando un nostro compagno della sezione ANPI Trullo-Magliana ci ha proposto di intitolare una Piazza ad Ipazia e subito sono iniziate le domande…
Come riportare all’attualità il valore simbolico di un personaggio così lontano nella storia? Quale aspetto si doveva sottolineare della sua vita? La laicità? La violenza subita? La lotta contro chi da secoli vuole impedire la conoscenza?
Mi fu subito chiaro che era molto difficile isolare un solo aspetto della vita di Ipazia per motivare la scelta di intitolarle una Piazza.