Ci sono fatti
della storia che trovano meno spazio di quello che meritano. Sabato 2 marzo,
nell’accogliente cornice della BiblioTrulloteca (ambito da difendere), grazie
al lavoro organizzativo della sezione Trullo-Magliana “Franco Bartolini”
dell'ANPI e a quello storico di Giacomo Scotti e Andrea Martocchia, introdotti
e coadiuvati dal segretario della sezione, Sergio Bartolini, e dal
vicepresidente provinciale dell’ANPI, Bianca Bracci Torsi, sono tornate alla
luce le vicende riguardanti italiani e jugoslavi durante la seconda guerra
mondiale. Punto di partenza della discussione a cui hanno assistito oltre
cinquanta persone sono stati due saggi, entrambi pubblicati da Odradek
Edizioni: "Bono taliano. Militari italiani in Jugoslavia dal 1941
al 1943: da occupatori a disertori", di Giacomo Scotti, e "I
partigiani jugoslavi nella Resistenza italiana. Storie e memorie di una vicenda
ignorata", di Andrea Martocchia.
La retorica
nazionalista, spesso sbandierata dal neo-fascismo nostrano per attenuare e
coprire le orribili colpe di una nefanda ideologia, ha cercato sempre di
oscurare la storia della Jugoslavia con il capitolo delle foibe. Capitolo tragico,
è vero, ma estrapolato da un contesto storico che aveva sopportato,
precedentemente, tragedie ancora più gravi in termini di vittime. Scotti e
Martocchia hanno ricostruito la dimensione umana di quel periodo che, malgrado
la guerra e l’odio, esisteva e resisteva nella solidarietà di popoli divisi da
confini politici ma vicini nella quotidianità e nella cultura. Questi popoli
realizzavano la fratellanza nell’internazionalismo (e viceversa), a dispetto
dei feroci nazionalismi che insanguinarono e divisero le genti, ancora oggi
vivissimi, con la loro misera logica di porcile più che di cortile. Popoli
uniti nella lotta contro la barbarie nazifascista e per la costruzione di una
nuova società fatta di libertà, giustizia sociale, democrazia.
Riportare al
presente gesti di donne e uomini, in armi o meno, che in quell’epoca
rifiutarono il disumano pensiero totalizzante, aiuta a comprendere che la
storia non è mai un’unica verità acquisita, molto spesso adottata per
convenienza. Mantenere vive le tante memorie del passato, ascoltando persone
come Giacomo Scotti e Bianca Bracci Torsi (che la storia l’hanno fatta, oltre
che raccontata) può aiutare a rompere il conformismo mortale della dittatura
globale, che nascondendosi nella rete, dissimula e semina torti e ragioni,
verità e menzogne, nel nome di una trasparenza oscura che ottenebra le ragioni
e addormenta le menti.
G.C.
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