25 APRILE: VECCHIA E NUOVA RESISTENZA
La sezione ANPI “Franco Bartolini” ha ritenuto doveroso e utile aprire un confronto tra i propri compagni e compagne intorno ai fatti che hanno caratterizzato le celebrazioni del 25 aprile a Porta S. Paolo. Dal dibattito, tenutosi durante l’ultimo direttivo, è emersa la generale convinzione che sia necessario inserire gli eventi a cui abbiamo assistito in un contesto più ampio di quello attribuitogli dai giornali e dai media in genere.
Per iniziare pensiamo che la presenza della Polverini, alleata di tanti fascisti che l'hanno sostenuta e festeggiata con il braccio alzato all'indomani della vittoria elettorale, è stata, nei fatti, una presenza provocatoria, al di là del ruolo istituzionale da lei rivestito. La sua partecipazione alle celebrazioni del 25 aprile era decisamente non gradita alla piazza.
La cacciata a furor di popolo della presidente della Regione Lazio dal palco ufficiale non è stato un atto di pochi ma di gran parte dei presenti ed ha rappresentato la conseguenza naturale della non condivisione dei tanti/e antifascisti/e alla inopportuna decisione di invitarla. Tale decisione, che rientra in una consolidata tradizione dell’ANPI, va oggi riconsiderata alla luce di una diversa relazione tra istituzioni repubblicane e cultura dell’antifascismo.
Al di là della ritualità della celebrazione, non possiamo però dimenticare che oggi gli attacchi più violenti ai valori della costituzione, alla storia della resistenza e alla cultura antifascista provengono da soggetti e partiti che sono ai vertici delle istituzione del nostro paese, sia a livello locale che nazionale.
Neanche possiamo far finta di non vedere che questi personaggi e questi partiti sono in stretta relazione, quasi in un rapporto di osmosi, con gruppi e organizzazione dichiaratamente neofasciste.
Crediamo che fischi e slogans rappresentano un doveroso e obbligato dissenso verso la Polverini, sia per la sua vicinanza a Casa Pound e alla destra neofascista romana e sia per non aver preso chiara e inequivocabile posizione contro la “marcia su Roma” del 7 maggio.
Allo stesso modo assolutamente immotivata è stata la presenza dei sionisti dell’Associazione Romana Amici d’Israele, e dei sostenitori del criminale governo israeliano Riccardo Pacifici e la parlamentare del Pdl Fiamma Nirenstein, le cui dichiarazioni, successive al 25 aprile, offrono parziale motivazione al dissenso della piazza. Ci teniamo a precisare la sostanziale differenza che c’è fra questi sionisti e la Brigata Ebraica, la quale ha tutto il diritto di prendere parte alla festa della liberazione avendo combattuto le truppe nazifasciste.
Altresì riteniamo che siano da considerarsi inopportuni e inappropriati i lanci del fumogeno e di frutta che hanno coinvolto autorevoli rappresentanti dell’ANPI, a cui va tutto il nostro affetto e sostegno, e della banda musicale. D’altronde pensiamo che risultasse chiaramente prevedibile, viste le presenze sul palco, che alcuni immaturi potessero andare oltre la necessaria e lecita contestazione.
Detto questo, pensiamo che forte sia il disagio diffuso fra gli associati ANPI e gli antifascisti in genere nell’assistere ad una strana commistione fra percorsi politici e storie personali che nulla hanno in comune.
Ci chiediamo cosa ci sia da spartire fra partigiani ed antifascisti che hanno dedicato la loro vita all’affermazione dei valori di democrazia e libertà, e personaggi pubblici dal passato noto e dal presente poco chiaro, i quali fino ad oggi non si sono espressi chiaramente sui temi che rappresentano il quotidiano impegno dell’ANPI.
Ci domandiamo cosa pensano la Polverini, Alemanno e tutto il Pdl della polemica revisionista sull’equiparazione fra repubblichini e partigiani, cosa pensano delle organizzazioni che fanno esplicito riferimento al partito fascista la cui ricostituzione è vietata dalla nostra Costituzione, cosa pensano delle escalation di aggressioni neofasciste a studenti, antifascisti e stranieri a cui assistiamo già da troppo tempo.
Ci interroghiamo intorno al nesso fra le ambigui posizioni di suddetti personaggi, sia a livello locale che nazionale, e la crescita dei livelli di violenza ed intolleranza nelle nostre città .
Paradossale è la condizione che viviamo sulla nostra pelle. Infatti quotidianamente svolgiamo un lavoro nei territori e nelle scuole atto a fare chiarezza sui fatti e le responsabilità storiche, nonché a denunciare il riemergere della sottocultura fascista.
Ma al contempo ci siamo trovati, e speriamo di non trovarci nuovamente, ad essere platea di personaggi che incarnano quella falsa cultura dell’ambiguità, dei se e dei ma, che portata a sintesi nel revisionismo storico, rappresenta il substrato dal quale un nuovo fascismo sta riaffiorando nel nostro paese.
Pensiamo che oggi, anche a fronte degli eventi del 25 aprile, sia giunto il momento di aprire un percorso di confronto fra le sezioni territoriali e con gli organi dirigenti al fine di sostenere, dare corpo e partecipazione a quello straordinario processo di rinnovamento che sta coinvolgendo migliaia di uomini e donne, i quali hanno ritrovato nell’ANPI lo strumento per riaffermare quei valori di libertà e diritti, sanciti dalla costituzione e conquistati nella lotta contro il nazifascismo.
PARTIGIANI/E IN OGNI QUARTIERE
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