Il cielo plumbeo sembra
conformarsi alla sobria austerità del luogo.
Forte
Bravetta è una tappa
indelebile nel percorso della Liberazione e della rinascita democratica
dell’Italia. In questo sito l’arroganza criminale del fascismo di
mussoliniana
memoria, la follia senza appello del germanico nazismo d’occupazione e
in
piccola parte, la quasi inevitabile ed eccezionale giustizia
anglo-americana,
anch’essa d’occupazione, giustiziarono giusti e aguzzini, partigiani e
pochi
loro persecutori, reintroducendo con legge ad personam, cara anche a
qualche
basso imitatore odierno del mascellone calvo, la pena di morte in
Italia, in
primis con l’istituzione del Tribunale speciale per la cosiddetta difesa
dello
Stato- ovviamente fascista, estendendola poi anche nella giustizia
ordinaria. E quando un sistema o peggio ancora un regime, come
fu quello nato dalla marcia su Roma del ’22, rievocata dopo 90 anni
dall’imbonitore di piazza di turno, deve ricorrere a strumenti estremi
per
imporre la propria politica, vuol dire che ha già fallito la propria
missione e
solo violenza e repressione possono farlo sopravvivere all’inevitabile
fine.
Questo fu Forte Bravetta, le cui iniziali FB ricordano un social network
di
oggi, nomi e persone dimenticate per anni dalla cattiva coscienza dei
posteri e
che ancor oggi aspettano un riconoscimento, un nome inciso su una
lapide. Tanti
dei morti fucilati per crimini che in gran parte non chiuderebbero le
porte del
paradiso, non sono menzionati, vite dimenticate nel sacrificio di una
repubblica ingrata e nata dal loro sangue. La sezione ANPI “Franco
Bartolini”
di Magliana-Trullo ha voluto ricordarli il 20 aprile, con una visita
guidata
fino all’interno dei locali del Forte, eccezionalmente aperti per
l’occasione,
ponendo per il momento una simbolica targa sul terrapieno delle
esecuzioni,
arricchendo l’evento con gli interventi degli storici Dario Scatolini e
Augusto
Pompeo, autore di un toccante libro-verità su Forte Bravetta.
Confortante la partecipazione
della gente, di ogni fascia di età, segnale che il sapere è ancora un valore
sentito, malgrado la massiccia disinformazione massificata della comunicazione,
che inondandoci di spazzatura odierna, cerca di sotterrare le verità scomode
del passato, con cui l’Italia non ha mai fatto i conti.
Ricordare queste pagine della
nostra storia, è un vaccino contro il ciclico affiorare di gruppi di imbecilli,
marionette manovrate da chi ha altri fini, che scimmiottano fascismi andati.
Seminando la verità su chi erano e su quello che hanno causato orbaci e camicie
nere, renderà impraticabile l’opera di falsità, di revisionismo e di tentazioni
di distinguo manicheo di nuove stelle e vecchi piduisti, di nostalgici cretini
e manovalanze prezzolate.
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