venerdì 3 maggio 2013

Da non dimenticare mai: Forte Bravetta

Il cielo plumbeo sembra conformarsi alla sobria austerità del luogo.
Forte Bravetta è una tappa indelebile nel percorso della Liberazione e della rinascita democratica dell’Italia. In questo sito l’arroganza criminale del fascismo di mussoliniana memoria, la follia senza appello del germanico nazismo d’occupazione e in piccola parte, la quasi inevitabile ed eccezionale giustizia anglo-americana, anch’essa d’occupazione, giustiziarono giusti e aguzzini, partigiani e pochi loro persecutori, reintroducendo con legge ad personam, cara anche a qualche basso imitatore odierno del mascellone calvo, la pena di morte in Italia, in primis con l’istituzione del Tribunale speciale per la cosiddetta difesa dello Stato- ovviamente fascista, estendendola poi anche nella giustizia ordinaria. E quando un sistema o peggio ancora un regime, come fu quello nato dalla marcia su Roma del ’22, rievocata dopo 90 anni dall’imbonitore di piazza di turno, deve ricorrere a strumenti estremi per imporre la propria politica, vuol dire che ha già fallito la propria missione e solo violenza e repressione possono farlo sopravvivere all’inevitabile fine. Questo fu Forte Bravetta, le cui iniziali FB ricordano un social network di oggi, nomi e persone dimenticate per anni dalla cattiva coscienza dei posteri e che ancor oggi aspettano un riconoscimento, un nome inciso su una lapide. Tanti dei morti fucilati per crimini che in gran parte non chiuderebbero le porte del paradiso, non sono menzionati, vite dimenticate nel sacrificio di una repubblica ingrata e nata dal loro sangue. La sezione ANPI “Franco Bartolini” di Magliana-Trullo ha voluto ricordarli il 20 aprile, con una visita guidata fino all’interno dei locali del Forte, eccezionalmente aperti per l’occasione, ponendo per il momento una simbolica targa sul terrapieno delle esecuzioni, arricchendo l’evento con gli interventi degli storici Dario Scatolini e Augusto Pompeo, autore di un toccante libro-verità su Forte Bravetta.
Confortante la partecipazione della gente, di ogni fascia di età, segnale che il sapere è ancora un valore sentito, malgrado la massiccia disinformazione massificata della comunicazione, che inondandoci di spazzatura odierna, cerca di sotterrare le verità scomode del passato, con cui l’Italia non ha mai fatto i conti.
Ricordare queste pagine della nostra storia, è un vaccino contro il ciclico affiorare di gruppi di imbecilli, marionette manovrate da chi ha altri fini, che scimmiottano fascismi andati. Seminando la verità su chi erano e su quello che hanno causato orbaci e camicie nere, renderà impraticabile l’opera di falsità, di revisionismo e di tentazioni di distinguo manicheo di nuove stelle e vecchi piduisti, di nostalgici cretini e manovalanze prezzolate.  

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